Alla scoperta del GIAPPONE

31/08 La nostra luna di miele è finalmente arrivata: destinazione iniziale il GIAPPONE!! ?

Per svariate ragioni abbiamo deciso di volare con Emirates. Volo delle 15.35 da Venezia a Dubai, 3 ore e mezza di scalo e poi dritti fino a Tokyo con arrivo il giorno seguente alle 10.35 ora Italiana/17.35 ora Giapponese.
È stata la nostra prima volta con Emirates e bisogna ammettere che rispetto ad altre compagnie provate (Lufthansa, American Airlines, US Airways, Iberia, Delta), a parità di prezzo, ha sicuramente una marcia in più. Parliamo dell’Economy, chissà se potremo mai permetterci di passare di livello! Gli spazi non sono più ampi o più comodi di quelli di altri aerei però dalla stampa dei menù alle posate di acciaio, dal nastrino attorno al tovagliolo al vino gratuito, dai 20 Mb di connessione gratuiti alla trousse dotata di mascherina occhi, calzini, tappi per le orecchie e spazzolino da denti…si vede che cercano in tutti i modi di coccolare i propri passeggeri! Noi abbiamo anche avuto un’enorme fortuna: il nostro primo aereo era letteralmente mezzo vuoto, così abbiamo potuto disporre di ben 3 posti tutti per noi! Una vera goduria! Per quanto riguarda i pasti invece, ogni compagnia aerea ha sempre lo stesso difetto: non cucinano mai niente di leggero o di normale. Salse e spezie ovunque! Quindi se siete delicati di stomaco come il mio compagno di viaggio, vi conviene richiedere un menù specifico o portarvi qualche cracker da casa.
Altro piccolo suggerimento nel caso non siate abituati a tratte aeree così lunghe: ho visto tantissima gente in pantaloncini corti, mezze maniche o vestitini!!! In aereo FA FREDDO!!!! È vero che vengono sempre forniti coperta e cuscino ma vi assicuro che fa proprio freddo!! Non dico di tenere la sciarpa ma almeno pantaloni lunghi e felpa vi servono!! Fidatevi!!
Il primo volo fino Dubai è durato 5 ore e mezza. Siamo atterrati lì alle 23.10 ora locale e abbiamo potuto passeggiare per i negozi e smangiucchiare qualcosa per le successive tre ore e mezza. Tutto l’aeroporto di Dubai è dotato di connessione Wi-Fi, quindi tra una cosa e l’altra il tempo passa velocemente!
Il secondo volo è stato meno semplice!! Quasi 10 ore da Dubai a Tokyo! La nota positiva è che abbiamo volato quando in Italia era notte, ed infatti la stanchezza l’abbiamo sentita tutta. Tuttavia, per quanto stanchi, non è affatto semplice dormire bene stando seduti!! E questa volta l’aereo era completamente pieno!

Ma finalmente siamo arrivati a TOKYO!!! Ore 15.30 dell’1/9. Dopo un rapido passaggio alla dogana (niente a che vedere coi colloqui minacciosi alla frontiera americana) e aver consegnato un foglietto dove si dichiara di non aver precedenti penali e di non portare con sé sostanze proibite, siamo andati a ritirare il nostro beneamato bagaglio!! Il mio incubo ricorrente è sempre quello di non trovarlo!! Per questo mi piace viaggiare col minor numero di cose possibile, tenendo quasi tutto nei bagagli a mano. Questo mi permette sempre di lasciare solo una valigia (quasi sempre mezza vuota) nella stiva dell’aereo.
Recuperati tutti i nostri averi siamo andati alla ricerca di uno Stock Exchange. Avevo letto che in Giappone spesso è difficile prelevare coi nostri bancomat (specie quelli del circuito maestro) e che la carta di credito non è poi così popolare: preferiscono i contanti. Per questo abbiamo deciso di partire con 600€ in contanti in modo da avere un margine di sicurezza sufficiente per tutte le volte che non dovessero accettare le nostre carte di credito.
Cambiati i soldi siamo andati alla ricerca dell’ufficio postale, situato al terzo piano di fronte al check-in C. Lì avevamo prenotato il ritiro del nostro pocket Wi-Fi, un piccolo modem portatile al quale si possono connettere ben 5 dispositivi, per restare sempre connessi. Nonostante al giorno d’oggi la rete gratuita sia molto diffusa, è meglio assicurarsi una connessione continua a google traduttore e Google maps! Il costo di questo modem è di circa 6€ al giorno che, considerate le “offerte” delle nostre compagnie telefoniche, ci è sembrato un investimento più che conveniente. La rete è velocissima e il traffico dati illimitato.
Recuperato il nostro pocket Wi-Fi siamo scesi al primo piano dell’aeroporto dove si trovano la stazione dei treni e l’ufficio della Japan Rail. La metropolitana è una cosa ma avendo noi in programma un viaggio itinerante, abbiamo ritenuto più conveniente fare questo abbonamento che consente di viaggiare illimitatamente su tutte le ferrovie di questa compagnia (un pò come se ci fossimo abbonati per due settimane a Freccia Rossa). L’abbonamento non è costato poco: 350€ l’uno. Ma calcolando il costo delle varie tratte sui treni giapponesi è la soluzione più conveniente. Inoltre è possibile percorrere anche molte tratte urbane all’interno delle città più grandi. Il pass va necessariamente acquistato dall’Italia in quanto non è possibile farlo in loco. Va prenotato qualche tempo prima e arriverà direttamente a casa (o in agenzia viaggi) una sorta di voucher col quale presentarsi in questo ufficio per la conversione del pass effettivo. Una pecca di questo abbonamento è che non si tratta di una tessera elettronica ma va esibito ogni volta ad un agente. Il problema è che l’agente non è presente in tutti gli sportelli di una stazione, per cui spesso si è costretti ad uscire e cambiare ingresso perdendo tempo.
Convertito il nostro voucher in tessera abbiamo individuato il Narita Express che ci ha portato direttamente a Shinjuku, il quartiere di Tokyo dove abbiamo alloggiato.
Come sempre nella scelta dell’albergo è importante valutare la posizione: il nostro E-Hotel Higashi Shinjuku si trova in un quartiere molto vivo la sera, il che secondo me è molto comodo. Inoltre, accanto all’ingresso dell’hotel si trova la fermata della metro che però, avendo noi il JR, abbiamo usato solo una volta, in quanto la metropolitana in senso stretto non è inclusa. Nel caso in cui invece vi recaste in Giappone esclusivamente per Tokyo, è senz’altro un grosso punto a favore dell’albergo. La stazione JR più vicina invece si trova a 15 minuti.

TOKYO

02/09 Primo giorno a Tokyo. Dato che qui in Giappone non c’è l’ora legale, e il sole sorge presto e tramonta presto, ci siamo svegliati sempre alle 6.30 per cercare di guadagnare un po’di luce e un po’di tempo. Il nostro albergo includeva una bibita e una brioche/sandwich al sottostante Tully’s Coffe. Come colazione non è certo abbondante ma è comunque un risparmio quotidiano di soldi e tempo. Quindi alle 7 subito colazione e poi partenza!!

Sfortunatamente la prima mattina Tokyo ci ha dato il benvenuto con la pioggia e abbiamo dovuto impostare la giornata anche sulla base di questo. Raggiunta la stazione JR di Shinjuku abbiamo deciso di iniziare dalla vicina Shibuya.
Nella scelta delle tratte, per cercare di utilizzare sempre il più possibile le linee JR, ci ha aiutato molto aver scaricato sul telefono l’applicazione Hyperdia. Impostando la ricerca solo per le linee JR si riesce a capire quali treni disponibili ci siano.
Siamo arrivati a Shibuya verso le 8 del mattino di un sabato di pioggia. Probabilmente è per questo che, anche se è considerato uno degli incroci più attraversati al mondo, noi lo abbiamo trovato relativamente vuoto. Siamo saliti allo Starbucks di fronte alla stazione per guardare l’incrocio dall’alto e integrare un po’ la nostra magra colazione. Quartieri come Shinjuku e Shibuya sono considerati quartieri serali perché in effetti la mattina, senza il fascino delle numerose insegne luminose, sono solo caotici quartieri di negozi. Pertanto non ci siamo soffermati molto a Shibuya e siamo presto ripartiti per dirigerci ad Akihabara. Anche questo è solo un caotico quartiere di negozi ma riesce ad esprimere perfettamente tutta la sua stranezza a qualsiasi ora del giorno e della notte. Akihabara è famoso come il quartiere dell’elettronica. Qui infatti ci sono moltissimi negozi che vendono strumenti elettronici usati. Ma ci sono anche infiniti scaffali di cavi e materiale elettrico in generale. Ogni due passi ci sono sale giochi; all’interno del Sega ci sono 3 piani interamente dedicati alla pesca di bambole e peluche e altrettanti piani destinati ai videogiochi. A mio parere un’ora/un’ora e mezza sono più che sufficiente per girare il quartiere, a meno che non vogliate giocare un po’ anche voi!
Per il primo pasto giapponese siamo andati cauti e abbiamo acquistato delle vaschette confezionate dentro la rosticceria di un centro commerciale. Era qualcosa di molto simile ad una cotoletta di pollo, rigorosamente accompagnata da un pugno di riso e mangiata con le bacchette!
Terminato il pranzo abbiamo preso la linea JR diretta a Tokyo per andare ai Giardini Imperiali, dato che la pioggia era terminata e si poteva tranquillamente stare all’aperto. Si scende alla Stazione di Tokyo, il cui edificio merita una visita. Da questo momento in poi abbiamo abbandonato la metro fino al rientro serale. È vero che Tokyo è una città molto grande e difficile da girare a piedi! Ma cercando di suddividere la propria visita della città in aeree, si può facilmente passare da un punto d’interesse all’altro a piedi, gustandosi molto di più l’atmosfera generale della città. La nostra guida suddivideva Tokyo in 3 aree: centrale, settentrionale e occidentale. Dato che l’area occidentale includeva solo Shinjuku e Shibuya, che è preferibile visitare la sera, abbiamo considerato solo quelle centrale e settentrionale suddividendo così le nostre due giornate a Tokyo. I giardini imperiali e la stazione fanno parte della zona centrale della città. Ogni altra attrattiva di quell’area è facilmente raggiungibile a piedi!
L’interno del Palazzo è visitabile solo il giorno di Capodanno e del compleanno dell’imperatore. Tuttavia, prenotando per tempo, deve esser possibile visitare la parte privata dei giardini. Noi siamo rimasti nel giardino orientale del Palazzo Imperiale (l’unica parte pubblica) e siamo andati fino al Ponte Nijubashi da cui si gode una bellissima visuale del Palazzo. Tornando indietro verso la stazione abbiamo poi passeggiato per l’elegante quartiere Marunouchi fino ad arrivare al Tokyo International Forum, un ampio complesso dove si svolgono convegni di vario genere e al cui piano terra si trovano diversi Café e ristoranti. L’ingresso per la parte strutturalmente interessante è il G, ed è separato dall’ingresso principale dove si svolgono i vari convegni. Proseguendo a piedi siamo arrivati a Ginza, un quartiere dove si intrecciano moltissime strade con centri commerciali e negozi dei principali marchi. L’eleganza e l’atmosfera che si respirano in questo quartiere mi hanno ricordato molto la Fifth Avenue di Manhattan. Abbiamo percorso tutta Chuo-Dori (una delle due strade principali del quartiere) ma ormai era tardo pomeriggio e non aveva più senso scendere ulteriormente fino al Mercato del Pesce Tsukiji. Questo forse è il nostro principale rammarico. Non siamo riusciti a visitare il famoso e tanto decantato mercato, dove dicono si mangi il sushi più buono di Tokyo. Per la stessa ragione non siamo nemmeno riusciti a vedere, se non da molto lontano, la vicina Tokyo Tower, la torre panoramica più vecchia della città. Col senno di poi avremmo dovuto iniziare da li la nostra prima giornata.
Risalendo Ginza lungo Harumi Dori per andare a prendere il treno, abbiamo attraversato anche l’incrocio Yon-Chome, uno dei più affollati al mondo. Qui abbiamo fatto una piacevole scoperta: salendo al settimo piano del Tokyu Plaza si arriva ad un lounge bar dal quale si gode di una splendida veduta sull’incrocio.
Proprio vicino all’incrocio Yon-Chome abbiamo ripreso il treno e siamo tornati a Shibuya per vivere il quartiere la sera. Qui abbiamo consumato la nostra prima cena a base di sushi al Sushizanmai (essendo una catena ce ne devono essere altri sparsi per la città). Questo posto ci è stato consigliato da un’amica e io a mia volta lo consiglio vivamente: si sentiva proprio che il pesce era freschissimo!! E il costo era davvero irrisorio. Per il sushi base con il salmone o il gamberone si parte dai 90 Y l’uno (circa 0,70€). Con l’equivalente di 25€ abbiamo mangiato in due fino a scoppiare. Impensabile in Italia. Per smaltire abbiamo fatto una passeggiata per il quartiere e abbiamo concluso la nostra prima giornata a Tokyo. Voto: 10!

03/09 Una delle cose che assolutamente mi ero imposta di fare in città era visitare il Tempio Senso-Ji ad Asakusa. In luoghi come questi è sempre meglio recarvisi il prima possibile per evitare l’orda di gente delle ore centrali della giornata. Pertanto noi alle 8.30 eravamo già al tempio. Asakusa è una delle poche zone scoperte dai treni JR quindi, per l’unica volta della nostra permanenza a Tokyo, abbiamo usato la metropolitana urbana. Il tempio in realtà è stato un po’deludente. Speravo si respirasse un’atmosfera più autentica e spirituale mentre personalmente l’ho trovato molto commerciale! Lo dimostrano anche i moltissimi banchetti di souvenirs e pietanze che si trovano lungo Nakamise-dori, la strada che conduce dalla prima porta del Tempio, Porta Kaminar, fino alla sala principale del Tempio. Tuttavia questi mercatini meritano! Sono uno dei pochi posti dove si riescono a trovare i classici souvenirs come li intendiamo noi: ventagli, bacchette per il cibo, ciotoline, amuleti e simili… Calcolate che tra una cosa e l’altra al tempio passano circa un paio d’ore.
Anche questa volta non abbiamo più usato il treno ma abbiamo percorso l’area settentrionale della città a piedi per circa due km fino a Parco Ueno. Volendo si può fare prima una deviazione in direzione opposta verso il vicino Tokyo Skytree che in quanto edificio più alto del Giappone si presta bene per una veduta panoramica.

Arrivati a Ueno ci siamo avventurati dentro il vastissimo parco. Qui si trovano numerosi punti di interesse ma per includerli tutti ci vorrebbe un’intera giornata da dedicare solo a Ueno. Tanto per cominciare al suo interno si trovano sia il Museo Nazionale che lo Zoo di Tokyo. Avendo poco tempo a disposizione, alle visite didattiche abbiamo preferito una passeggiata libera ammirando piuttosto i vari templi e santuari che si incontrano lungo il tragitto: Kaneiji TempleKiyoumizu Kannon TempleToshogu Shine. Abbiamo  pranzato all’interno del parco in un piccolo baracchino che si trova vicino all’entrata principale dello zoo!
Concluso il nostro cerchio siamo tornati dentro in stazione per far tappa all’Hard Rock Café a comprare la mia t-shirt da collezione.
A questo punto abbiamo preso il treno che porta ad Odaiba, una piccola isola sulla baia di Tokyo dalla quale è possibile ammirare lo skyline della città, incorniciato dal Rainbow Bridge e da una copia della Statua della Libertà donata anch’essa dai francesi alla città di Tokyo. La linea che porta ad Odaiba non è coperta dal JR e il suo biglietto costa 320 Y, circa 2,50€. Scendendo ad Odaiba si arriva alla spiaggia altrimenti, se si vuole scendere direttamente al punto panoramico con la Statua della Libertà, la fermata più vicina è la successiva Daiba. Il mio consiglio è scendere ad Odaiba e tornare da Daiba, passeggiando un po’lungo la spiaggia. Ad Odaiba si trovano anche la ruota panoramica della città, l’imponente complesso della Fuji, che di notte si illumina ad arcobaleno e numerosi centri commerciali. Dal’ora del nostro arrivo abbiamo aspettato il tramonto per ammirare il panorama in entrambi i suoi aspetti. Poi abbiamo cenato al Kua’Aina, un fastfood all’interno del centro commerciale li vicino da cui si ha vista sul ponte e sulla statua. Buonissimo il panino e bellissimo il panorama!! Consigliato. Terminato il pasto siamo tornati verso casa passeggiando un po’per la vivace Shinjuku. La zona vicina alla Stazione JR è ricca di vita e di negozi, uscendo verso il nostro albergo invece, tutto diventa un po’più fatiscente e si trasforma nel quartiere del piacere, pieno di hotel per incontri.
Qui finisce il nostro secondo e praticamente ultimo giorno a Tokyo, in quanto i successivi due giorni della nostra permanenza li abbiamo dedicato a visitare due cittadine vicine: Nikko e Kamakura.

NIKKO

 

04/09 Una delle mete più belle nei dintorni di Tokyo è sicuramente Nikko. Unica pecca è che non sia proprio dietro l’angolo ma necessiti di due ore abbondanti andare e altrettante a tornare. Comunque sia è garantito che ne valga la pena, specie se è la prima volta in Giappone e non si ha in programma di andare a Kyoto. Nikko rappresenta infatti una parte di Giappone molto più vera rispetto all’occidentalizzata Tokyo. Ne è una prova il fatto che nonostante sia una meta piuttosto ricercata dai turisti, non sia ancora caduta nella trappola della commercializzazione. Non ci sono negozi di souvenir fuori e dentro ai templi, e anche le indicazioni in inglese sono ancora piuttosto scarse. Per quest’ultimo motivo vi suggerisco di fermarvi all’infopoint della stazione per farvi consigliare sui tragitti possibili e farvi consegnare la piantina di Nikko. E’ anche disponibile un bus che percorre tutte le tappe principali della città. Vi lascio qui il link per scaricare l’itinerario del bus con la mappa delle attrazioni.

Ma partiamo dall’inzio: come si arriva a Nikko? Come ho già detto, specie per chi ha intenzione di spostarsi da una città all’altra del Giappone, o anche solo di fare qualche gita in giornata come questa, è consigliato l’acquisto del JR pass, che consente l’accesso a tutti i treni di questa compagnia senza alcun supplemento. Per certi versi è una gran comodità ed un discreto risparmio economico, ma dall’altra parte si è vincolati all’utilizzo di quei treni, che non sempre rappresentano la soluzione più semplice o più veloce. Nikko è stato infatti il nostro errore principale. Consultando la nostra applicazione Hyperdia, e applicando i filtri relativi alla ricerca esclusiva dei treni JR, ne è comparso uno che effettuava un tragitto diretto (quando gli altri treni prevedevano almeno due cambi) e che faceva così risparmiare mezzora di viaggio. Ovviamente ci è sembrata la soluzione migliore, finché il controllore non ci ha fatto capire che quel treno percorreva solo in parte la tratta JR, pertanto saremmo dovuti scendere all’ultima fermata della linea JR oppure rimanere sul treno ma pagare il biglietto all’uscita dalla stazione. Abbiamo optato per la seconda soluzione e abbiamo pagato il biglietto per un totale di 2.000 Y a testa (16€), un pò buttati se si considera che l’abbonamento JR per 2 settimane era già costato 350€. Tutto questo per dire che, nonostante la precisione dei giapponesi, non è proprio semplicissimo capire come funzionino i loro treni. A scanso di equivoci, non prendete il Limited Express Nikko (anche se i treni Limited Express sono compresi nel JR … questa ancora non ce la spieghiamo). Le soluzioni corrette sono quelle che fanno cambiare prima ad Omiya e poi ad Utsunomiya.

Terminata questa parentesi infinita veniamo a Nikko!! Cosa c’è di bello da fare? Come vi dicevo all’inizio, c’è un bus che può accompagnarvi ai vari siti d’attrazione. Noi l’abbiamo preso solo all’andata per un piccolo tratto, in modo da avvicinarci all’area calda della città: dalla stazione alla prima tappa importante, il Ponte Sacro Shin-Kyo, sono circa 2 km in leggera salita … quindi meglio prendere l’autobus. Il costo del biglietto è stato di 200 Y a testa (1,60€). Apro un’altra piccola parentesi riguardo al pagamento degli autobus in Giappone: il biglietto si paga all’uscita, in una macchinetta posizionata accanto all’autista. Ovviamente i giapponesi non amano perdere tempo, per cui è consigliabile arrivare al pagamento coi soldi giusti. Quelle stesse macchinette cambiano le banconote ma non danno il resto: nel senso che se pensate di pagare con una banconota da 1000Y dovrete prima recuperare il cambio in moneta e poi inserire l’importo corretto. Dal momento che ci vuole qualche giorno prima di prendere dimestichezza con la loro valuta, potete sempre cambiare i soldi durante il tragitto e preparali già pronti giusti: li renderete felici! Chiusa anche questa parentesi (portate pazienza, siamo ancora all’inizio del racconto, verso la fine non avrò più tutti questi suggerimenti da dare), veniamo alla città: il Ponte Sacro Shin-kyo è la prima attrazione che incontrerete ed è anche una delle immagini che più viene proposta nel pubblicizzare il Giappone. In effetti il rosso vivo tipicamente giapponese che lo contraddistingue, l’azzurro del fiume impetuoso che vi passa sotto e il verde della ricca vegetazione sullo sfondo, predispongono ai vostri occhi una tipica immagine da cartolina giapponese. Accanto al ponte è stato allestito anche un piccolo santuario, al quale si accede pagando il biglietto. Solo da lì è possibile salire sul ponte, altrimenti ci si limita a guardarlo dall’esterno, che secondo noi è anche meglio.

Dall’altro lato della strada si trova una ripida scalinata che vi poterà all’attrazione successiva: il Tempio Rinno-Ji. Sfortunatamente in questo periodo (e per qualche anno ancora) il tempio è in ristrutturazione e quindi interamente coperto da teli ed impalcature. Dal momento che già la visuale dell’esterno era preclusa, abbiamo deciso di non pagare il biglietto e abbiamo rinunciato alla visita del suo interno. Proseguendo poco più avanti si arriva alla Pagoda a 5 livelli e al Toshogu Shrine, assolutamente imperdibile. Il biglietto d’ingresso costa 1300 Y a testa (poco più di 10€). Il Santuario è dedicato al fondatore dell’ultimo shogunato del Giappone: Tokugawa Ieyasu, del quale poi sono stati custoditi anche i resti. Questo santuario scintoista rappresenta un perfetto esempio di arte giapponese: decorato, elegante ma soprattutto perfettamente simmetrico. E’ stato inserito nel Patrimonio UNESCO.

Ultimata la visita di Toshogu si è fatta ora di pranzo, così ci siamo fermati a mangiare in un locale situato tra il santuario e la tappa successiva (Taiyuin Temple). Qui abbiamo sperimentato per la prima volta il piatto tipico zaru soba: si tratta di un tipo di pasta servito freddo su un piatto di bamboo e accompagnato dall’immancabile salsa di soia per inzuppare. L’inesperienza ci ha portato a ordinare scegliendo attraverso le immagini sul menù ma questo è senz’altro il piatto meno buono mangiato in Giappone: noi italiani preferiamo comunque un bel piatto di pasta caldo, possibilmente condito da un buon sugo succoso.

Ripreso il nostro tour ci siamo diretti ad un altro imperdibile luogo della città: il Tempio Taiyuin che, molto meno affolato del più famoso Santuario Toshogu, risulta un posto ancora più affascinante e suggestivo. Qui, immersi nel verde, si respira davvero la spiritualità per la quale questi luoghi e questa cultura sono stati creati. Il costo del biglietto è di 500 Y a testa. Prima di riscendere al livello del fiume abbiamo visitato anche il vicino Futarasan Shrine che comunque è molto meno bello dei due precedenti.

Una volta tornati al Fiume, anche se più avanti rispetto al Ponte Shin-kyo, ci siamo recati a visitare uno dei posti più strani che abbiamo scovato durante questo viaggio. La passeggiata non è stata affatto breve e, trattandosi di un itinerario poco turistico, ad un certo punto abbiamo temuto di esserci persi perché non abbiamo più incontrato davvero nessuno. Per questo per noi è stato importantissimo avere sempre il poket-wifi: in posti così sarebbe stato molto difficile trovare una connessione libera e google maps ci ha aiutato parecchio. Nonostante la desolazione e il disorientamento è stata una passeggiata molto caratteristica, che ci ha condotto fino alle Statue Narabi Jizo: una fila a perdita d’occhio di Statue del Buddha con indosso un berretto di un rosso molto acceso. La passeggiata ci era stata suggerita dalla signora dell’infopoint consultata in stazione, che ci aveva segnato sulla cartina di arrivare fin qui per vedere anche il Kanmangafuchi Abyss, un punto in cui il fiume scende rapidamente verso valle assumendo dei colori stupendi. Dalla cartina di cui vi ho messo il link questo percorso non è chiaro, perciò se vi interessa fatevi consegnare la mappa in stazione, che in ogni caso è un pò più semplificata. A questo punto si è fatto pomeriggio inoltrato e, dato che ci separava quasi un’ora di strada dalla stazione, abbiamo deciso di concludere la nostra visita di Nikko e tornare indietro. Durante il tragitto siamo passati davanti al Nikko Tamozawa Imperial Villa Memorial Park, un altro dei punti turistici della città. Come il nome lascia intendere chiaramente, questo parco ospita una tipica villa imperiale da poco restaurata. Sfortunatamente l’ultimo ingresso consentito è entro le 16.00, pertanto ci siamo dovuti accontentare di passeggiare per il parco ammirando la villa dall’esterno. Terminata anche quest’ultima visita abbiamo percorso i tre km che ci hanno condotto in stazione dove, questa volta, abbiamo preso i giusti treni JR per tornare a Shinjuku.

Siamo tornati esattamente per ora di cena, così abbiamo deciso di andare a cenare in uno dei micro-locali che caratterizzano 2-3 Nishishinjuku 1-Chome, una strada non molto distante dall’uscita della stazione JR di Shinjuku. Eravamo passati di là la sera precedente tornando in albergo e ci eravamo ripromessi di tornarci. Lungo questa strada si trovano numerosi locali davvero piccolissimi: mediamente servono massimo dieci persone per volta, tutte sedute al banco con la cucina decisamente a vista. Principalmente servono gli yakitori, degli spiedini alla piastra davvero saporiti. Difficile individuare un nome al locale dove abbiamo cenato noi ma era davvero tutto squisito. Spesso e volentieri ci siamo ritrovati a fare il bis nei ristoranti (che non sono affatto cari), e questo è stato uno di quei casi. Abbiamo speso 30€ per mangiare tre piatti come quello che potete vedere qui sotto. Più che soddisfatti ci siamo incamminati verso il nostro albergo godendoci la vitalità che caratterizza questo quartiere notturno. Giorno 3 concluso. Voto 10+.

KAMAKURA

05/09 Nel nostro quarto, nonché ultimo, giorno di soggiorno a Tokyo, ci tenevamo molto a vedere il Grande Buddha di Kamakura. Questa volta non ci sono stati dubbi: i treni JR da Tokyo per Kamakura sono molto frequenti e siamo anche riusciti a prenderne uno diretto. In un’ora esatta siamo arrivati a destinazione e abbiamo subito percorso la strada che conduce al Daibutsu. Si tratta di un tragitto di circa 2,3 km in leggera pendenza attraversando quartieri residenziali di questa cittadina. Il Grande Buddha (o Daibutsu in giapponese) si trova all’interno del Tempio buddista Kotoku-In, per accedere al quale è necessario acquistare il biglietto (200Y a testa). Di fronte a tanta grandezza ed eleganza è impossibile restare indifferenti ed è davvero difficile distogliere lo sguardo. Anche in questo caso purtroppo il luogo sacro si trasforma più in luogo turistico; tuttavia si riesce a percepire chiaramente la forte energia di questo posto. E’ anche possibile entrare all’interno della statua (costo 20Y) ma a mio parere non ne vale la pena. In ogni caso, non essendoci molte altre cose da fare, può valer la pena esplorare questo punto di vista alternativo.

Usciti dal Tempio siamo scesi per tornare verso la stazione, commettendo l’errore di non andare a visitare il vicino Hase-Dera. Questo luogo è caratteristico per le centinaia di Statue Jizo che si stagliano come un esercito tutt’attorn al Tempio. Sfortunatamente ne siamo venuti a conoscenza una volta scesi e di conseguenza vi abbiamo dovuto rinunciare. Ci siamo invece avventurati per Komachi-Dori, la strada principale della città, dove è possibile trovare numerosi negozi caratteristici nonché ristoranti e streetfood. Nello specifico noi abbiamo pranzato all’Udon Kamakura Miyoshi: un piccolo ristorantino in tipico stile giapponese, con pochi posti a sedere e tutti attorno al bancone. Dato che la capienza del locale è minima, ci si segna sulla lista d’attesa fuori dal locale e nell’attesa si ha modo di consultare il menù in inglese e di scegliere il proprio ordine. Questa metodologia l’abbiamo ritrovata anche in altri ristoranti (specialmente a Kyoto). Qui abbiamo assaggiato l’hot soba e la tempura. Il primo piatto consiste negli stessi spaghetti d grano saraceno del giorno precedente ma serviti in un piatto d’acqua bollente in modo che rimangano sempre caldi. Il secondo piatto invece è la tipica frittura giapponese; solitamente si tratta di verdure miste che vengono fritte in maniera davvero leggera e asciutta.

Percorsa tutta Komachi-Dori siamo tornati in stazione per rientrare verso Tokyo. Prima però abbiamo fatto tappa al vicino Temio Engaku-Ji che avevamo letto essere consigliato. Il tempio si trova proprio di fronte all’uscita della stazione JR successiva di Kita-Kamakura. Col senno di poi non mi sentirei di suggerirne la visita, specie se come noi avete pochi giorni di permanenza a Tokyo e avete già in programma di spostarvi in altre città più classiche come Kanazawa e Kyoto, dove di templi simili ce ne sono moltissimi. Il costo del biglietto è di 300 Y a testa. Tra le cose da visitare al’interno del tempio c’è il mausoleo Kaiki Byou per entrare al quale si paga un ulteriore biglietto (600 Y) che include anche la consumazione di una tazza di tè verde giapponese, che qui assaggiato per la prima volta. Questo tipo di tè è diverso da quello a cui siamo abituati: ha una consistenza molto più densa ed un sapore piuttosto amaro. Invece che con lo zucchero viene accompagnato da un biscotto molto dolce che assieme crea un piacevole contrasto di sapori. Si dice che questo tè abbia effetti benefici nel prevenire l’insorgenza di malattie cardiache e tumori. Usciti dal mausoleo siamo entrati al Bentendo, l’edificio del tempio adibito alla preghiera. In questi luoghi si entra rigorosamente senza scarpe pertanto all’esterno di ogni tempio si trovano sempre delle scarpiere dove poter depositare le proprie calzature. So cosa state pensando: “Siamo sicuri che al’uscita le scarpe si trovino ancora!?”. Assolutamente garantito!! In estate, se indossate i sandali, potrebbe essere utile portarsi sempre dietro un paio di calzini per occasioni del genere. Accanto al Bentendo si trova un’altra attrazione di questo tempio: Ogane. Si tratta della campana più grande di Kamakura ed è considerata tesoro nazionale.

Terminata la visita del tempio siamo scesi in stazione per rientrare a Tokyo e fare le ultime cose in programma prima di lasciare la città la mattina successiva. Tra queste, da buoni amanti dei gatti, ci eravamo ripromessi di entrare in un “cat café”. In Giappone sono molto frequenti questi “bar” all’interno dei quali girano liberamente moltissimi gatti. Cercando in internet abbiamo individuato il Neko Jalala Café ad Akihabara dove abbiamo avuto un inquietante assaggio di tutta la stravaganza dei giapponesi. Probabilmente avevamo aspettative molto alte: immaginavamo un vero e proprio bar con un discreto numero di clienti e tanti gatti coccolosi liberi di girare per il locale, salire sui tavoli e farci compagnia. Siamo invece entrati in una specie di salotto privato dove abbiamo dovuto toglierci le scarpe (come vuole la tradizione giapponese) e lasciare le nostre borse. Quindi siamo stati invitati a lavarci le mani prima di poter toccare i gatti. Abbiamo pagato 900 Y a testa per una permanenza di mezzora nel locale con consumazione inclusa. Dopo di che ci siamo seduti su uno dei divanetti a disposizione nella stanza sperando che i gatti si avvicinassero. Invece sono tutti talmente saturi di cibo e coccole che passano tutto il tempo a dormire. È stata proprio una delusione! Oltretutto poi abbiamo scoperto che c’erano locali molto meglio proprio a Shibuya e Shinjuku. Se volete provare anche voi, vi suggerisco di cercare da quelle parti.

Usciti dal locale siamo andati a prendere il treno per Shibuya per l’ultima cosa in programma a Tokyo: vedere la statua di Hachiko. Non ci eravamo mai accorti che fosse di fronte all’uscita della stazione JR di Shibuya chiamata proprio per questo Hachikō-guchi. L’uscita è anche la più comoda per arrivare al grande incrocio di Shibuya, per cui è davvero difficile non passarci almeno una volta.

Completati i nostri obiettivi siamo rimasti in zona per la cena dove abbiamo sperimentato un secondo ristorante sushi che ci è stato consigliato: Sushi-Daidokoya, un po’ meno buono di quello della prima sera ma decisamente molto economico. Mangiando davvero senza ritegno abbiamo speso 2600 Y in due. Appesantiti ma felici, prima di tornare in stanza ci siamo concessi l’ultima passeggiata per il quartiere più vivace della città. Sayonara Tokyo!! È stata una permanenza bellissima.

KANAZAWA

06/09 È giunto il momento di spostarci ad esplorare nuove città: direzione KANAZAWA. Purtroppo questa destinazione è stata un po’ sfortunata e, come può succedere, i nostri programmi non sono stati pienamente rispettati. L’idea iniziale era di alloggiare due notti a Kanazawa per poter destinare un giorno alla visita della città e il successivo ad un’escursione allo storico villaggio di Shirakawago, dove le abitazioni sono tutte in stile gasshō-zukuri, ossia caratterizzate da un tetto in paglia fortemente spiovente. La tappa al villaggio doveva offrirci un assaggio di quello che è il Giappone autentico e tradizionale, non per niente il luogo è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco. Alloggiare a Kanazawa permette di arrivare con facilità al villaggio, altrimenti difficilmente raggiungibile da Tokyo o Kyoto. Esiste infatti una linea di autobus che, con un tragitto di due ore, collega Kanazawa a Takayama passando attraverso Shirakawago. Vi lascio qui il link con la tabella degli orari di questa linea.

Il nostro problema è stato il mal tempo. Premesso che settembre è il mese più piovoso in Giappone, siamo stati veramente fortunati perché i due giorni a Kanazawa sono stati gli unici giorni di maltempo durante tutta la nostra permanenza. Tuttavia, in questi due giorni, la pioggia ci ha concesso solo pochi attimi di tregua.

La mattina abbiamo preso il treno JR delle 8.57 da Tokyo per Omya e poi lo Shinkansen (il famoso treno ad altissima velocità) che in altre due ore ci ha condotto fino a Kanazawa. Siamo arrivati in città per mezzogiorno e ci siamo subito diretti al nostro hotel, il Mystays Kanazawa Castle, per depositare i bagagli. La pioggia intensa ci ha fatto apprezzare la vicinanza dell’hotel alla stazione JR di Kanazawa. In 5 minuti siamo arrivati a destinazione. Speravamo ci dessero già la stanza per sistemarci e prepararci meglio ad affrontare una giornata di pioggia: in Italia capita che, se la camera è già pronta, le chiavi vengano consegnate anche con qualche ora d’anticipo. In Giappone invece sono molto precisi su tutto: il check-in è alle 15 e quindi ci siamo accontentati di lasciare in custodia i bagagli.

Ammetto che riguardo la visita di Kanazawa non eravamo particolarmente preparati. Nella speranza che nel frattempo le condizioni meteorologiche migliorassero, ne abbiamo approfittato per andare a pranzo e studiare un po’ meglio cosa c’è da vedere in città. Non sapendo bene dove cercare un posto per mangiare siamo tornati in stazione, dove avevamo notato diversi ristoranti. Tra questi abbiamo scelto il J.S. Pancake Cafè. Non si tratta certo di un tipico ristorante giapponese ma rappresenta comunque una variante sfiziosa alle nostre abitudini. Abbiamo ordinato due pancake salati e poi ne abbiamo aggiunto uno dolce perché non erano particolarmente abbondanti. Il servizio è stato un po’ lento e come qualità prezzo non mi sentirei di raccomandarlo (3900 Y in due). Tuttavia al momento è stato comodo così. Tra la tappa in albergo, il pranzo e il caffè da Starbucks, in un attimo si sono fatte le 14.00 e le nostre speranze che smettesse di piovere sono svanite definitivamente.

A questo punto ci siamo decisi ad iniziare la visita della città. Abbiamo scoperto che Kanazawa dispone di una linea di autobus JR (quindi inclusa nel nostro abbonamento) che ferma in tutti i luoghi principali. Il capolinea si trova proprio di fronte alla stazione. Noi abbiamo iniziato la nostra visita dal Castello, che rappresenta senz’altro il cuore turistico di Kanazawa. Ci sono diversi ingressi: con il nostro autobus siamo scesi all’Imori-zaka Gate e da lì abbiamo passeggiato fino a raggiungere la facciata del Castello. Vi abbiamo camminato attorno cercando di scattare qualche foto nonostante la pioggia e poi abbiamo imboccato il sentiero che conduce agli interni Gyokusen’inmatu Garden. La parte più bella del Castello è infatti rappresentata dai suoi curatissimi giardini. Anche se i Gyokusen non sono i principali, averli visti per primi ce li ha fatti apprezzare moltissimo. Proprio grazie al maltempo non c’erano molte persone in giro e noi eravamo praticamente da soli immersi in questa oasi di pace e perfezione. È stata una bellissima sensazione e una doverosa consolazione per questa giornata rovinata dalla pioggia. Da qui siamo usciti per l’Ote-mon Gate. Ci siamo resi conto che il tempo è volato e in un attimo erano già le quattro del pomeriggio. A questo punto avremmo potuto andare a visitare i giardini Kenrokuen. Tuttavia ormai avevamo capito di non aver concluso quasi niente in questa prima giornata a Kanazawa e avevamo rinunciato alla possibilità di destinare il giorno seguente all’escursione a Shirakawago. Pertanto abbiamo preferito rimandare al giorno seguente nella speranza che, quanto meno, piovesse un po’ meno intensamente. A questo punto ci siamo incamminati pian piano verso l’albergo per esplorare meglio il resto della città. Lungo il tragitto ci siamo imbattuti in diversi scorci caratteristici nonché abbiamo scovato per puro caso l’Oyama Jinja Shrine, un grazioso santuario scintoista.

Una volta arrivati in albergo ci hanno finalmente consegnato le chiavi della nostra stanza, dove avevano già provveduto a depositare i bagagli. Rispetto alla camera di Tokyo questa era senz’altro molto più spaziosa e vivibile. E noi ne abbiamo approfittato subito per sistemarci e rilassarci. Nonostante la giornata “persa” eravamo abbastanza provati dal viaggio e dalla pioggia, tanto che abbiamo deciso di non uscire più dalla camera e rinunciare alla cena.

Curiosità: in Giappone non adottano l’ora legale pertanto, in estate, il sole tramonta un’ora prima rispetto che in Italia. Considerando che a settembre le giornate iniziano ad accorciarsi parecchio, il sole tramontava già verso le 18.15 circa. Abbiamo anche scoperto che, fuori da Tokyo, gli orari di apertura delle varie attività e dei vari siti turistici si riducono moltissimo. Sommando le due cose risulta piuttosto importante iniziare la giornata il prima possibile perché una volta tramontato il sole non resta molto da fare.

07/09 Giorno nuovo ma sfortunatamente stesso clima del precedente. La mattina abbiamo quindi deciso di prendercela con calma gustandoci l’abbondantissima colazione inclusa nel nostro albergo. Una volta usciti abbiamo pensato di cominciare da quello che è praticamente l’unico luogo coperto da visitare in città, sperando che nel frattempo il maltempo si ridimensionasse. Non essendo troppo distante dal nostro albergo, ci siamo quindi recati a piedi verso il mercato della città: Omicho Market. Si tratta principalmente di un mercato alimentare dove si possono trovare anche diversi stand per mangiare. Senza dubbio non vale la pena andare a Kanazawa solo per questo ma essendoci già persi il mercato Tsukiji di Tokyo, per noi è stato molto caratteristico ammirare le dimensioni notevoli dei loro granchi o le diverse forme delle loro verdure. Per girare il mercato ci abbiamo messo circa un’ora, più che altro perché abbiamo temporeggiato in attesa di un attimo di tregua. Come a Tokyo, anche qui il mercato è chiuso il mercoledì e la domenica pertanto, anche se avessimo voluto, il giorno precedente non avremmo potuto visitarlo.

Terminato il nostro giro abbiamo proseguito a piedi fino ai Giardini Kenrokuen. Questo è senz’altro un luogo imperdibile durante la propria permanenza a Kanazawa. La presenza di numerosissimi giardinieri inginocchiati sotto la pioggia a togliere anche la più piccola delle erbacce, rimarca la passione e l’amore che i giapponesi hanno per la cura dei loro giardini. Il biglietto di ingresso costa 310 Y e il giro del parco richiede almeno 1-2 ore di tempo. All’ingresso viene consegnata una mappa con evidenziati i punti più importanti del giardino. Tra questi il più bello è senz’altro la Kotojitoro Lantern, un angolo che sembra uscito da un dipinto e che, col mutare delle stagioni, riesce ad offrire ai suoi visitatori delle immagini sempre nuove.

Un altro posto che a noi è piaciuto molto all’interno del giardino è la Casa da tè Shiguretei. L’ambiente interno è caratteristico e nel costo del biglietto d’ingresso (310 Y) è inclusa anche la cerimonia del tè. Si sta seduti a terra come vuole la tradizione mentre il personale, vestito con abiti tipici, serve il tè verde e un dolcetto inginocchiandosi di fronte agli ospiti e congedandosi con un inchino. Bevuto il nostro tè siamo usciti sul terrazzo della casa dove, per un buon quarto d’ora, ci siamo semplicemente goduti tutta la pace e la bellezza di questo luogo.

Terminato il nostro tour dei giardini abbiamo attraversato la strada e ci siamo diretti nuovamente al Castello per visitarne gli interni. Il costo del biglietto è sempre di 310 Y ma, avendolo saputo prima, è possibile acquistare un ticket cumulativo per la visita del Castello e dei Giardini Kenrokuen al costo di 500 Y. L’interno del Castello è completamente diverso da quello che l’imaginario occidentale ci porterebbe a pensare. Gli spazi sono completamente vuoti, un po’ come tipicamente vuole tutto l’arredamento giapponese. Onestamente l’abbiamo ritenuto utile come piccola tregua dalla pioggia ma altrimenti la visita non ne varrebbe particolarmente la pena.

A questo punto si è fatta ora di scegliere dove pranzare. La mattina ci avevano ispirato parecchio i localini all’interno di Omicho market. Avendo ultimato la visita della zona intorno al castello, abbiamo quindi deciso di tornare lì e di sperimentare la tempura di pesce (quello che noi chiameremmo frittura mista). Sfortunatamente con l’arrivare del pomeriggio la pioggia si è intensificata molto di più quindi, terminato il pranzo, siamo andati alla ricerca di un caffè. Abbiamo trovato uno Starbucks lì vicino e abbiamo commesso l’errore di accomodarci un po’ troppo sperando sempre che le condizioni esterne migliorassero. Dopo un’ora ci siamo convinti a rimetterci in cammino e abbiamo raggiunto a piedi l’ultima tappa della nostra permanenza a Kanazawa: il distretto Nagamachi. Questo è stato il luogo di residenza dei samurai e si è conservato tale e quale ricreando un’atmosfera davvero suggestiva. Passeggiare per le sue stradine è stato come entrare a far parte di una puntata di Kiss Me Licia. Le case dei samurai sono state trasformate in elegantissime botteghe specializzate nella vendita dell’oro, di cui la città di Kanazawa è gran produttrice. La sua peculiarità sono finissime foglie d’oro ma si possono trovare anche moltissimi oggetti casalinghi interamente in oro o, per le tasche più povere, semplicemente laccati. Molto ampia è anche la vendita di cosmetici, sempre a base d’oro. Col senno di poi penso che la passeggiata lungo Nagamachi sia, assieme ai giardini Kenrokuen, ciò che più vale la pena visitare in città. Proprio per questo ci siamo pentiti moto di aver perso tanto tempo per il pranzo ed il caffè in quanto, come vi avevo anticipato, abbiamo scoperto che fuori dalle grandi città i siti turistici e le attività lavorative chiudono presto (attorno alle 18.00). Siamo quindi riusciti a fare solo un giro veloce di un paio di botteghe ma, con più tempo a disposizione, ci sarebbero stati senz’altro molti acquisti interessanti da fare.

Tornando a piedi verso l’albergo mi sono lasciata invogliare dai numerosi saloni di parrucchieri che abbiamo incontrato lungo il tragitto. Demoralizzata per lo stato in cui due giorni di pioggia avevano ridotto i miei capelli, per la prima volta in vita mia ho avuto il coraggio di sperimentare il parrucchiere all’estero. Complice il nostro pocket Wi-Fi, che mi ha permesso di far capire a questo povero sventurato che volevo semplicemente una piega liscia, ho fatto questa piacevole esperienza. Vi starete domandando cosa possa esserci di interessante in una visita dal parrucchiere … ma ricordate che siamo in Giappone! Un paese all’avanguardia e che tiene molto alle comodità. Cosa c’è infatti di più scomodo che farsi lavare la testa sui nostri durissimi lavandini? Ebbene in Giappone vi barderanno con asciugamani di ogni genere e vi infileranno un camicione; dopodiché vi faranno sedere su una poltrona reclinabile e vi sistemeranno i capelli all’interno del lavandino. Lo shampoo dura circa 20 minuti accompagnati da un massaggio super rilassante che, dopo un’intensa giornata di cammino, fa sempre piacere. Una volta puliti i capelli tutto è tornato a sembrare più normale, senonché per asciugarli il parrucchiere ha tirato fuori due phon: non uno per mano, bensì entrambi sulla stessa e spazzola all’altra. In cinque minuti i miei capelli erano perfettamente asciutti. Passata la piastra et voilà: pronta e felice. Il tutto per la modica cifra di 2000Y che equivalgono circa a 16€, molto meno di quanto non venga chiesto da noi.

Ripulita e soddisfatta si è fatta ora di rientrare in camera per chiudere la valigia e prepararsi ad una nuova partenza: direzione Kyoto!!!!

Kanazawa è senz’altro una città caratteristica. Noi siamo stati un po’ pigri e un po’ sfortunati. Avendo saputo prima che non saremmo andati a Shirakawago, per visitare Kanazawa sarebbe bastata un’escursione in giornata, guadagnando così un possibile giorno a Tokyo per fare le cose con più calma. Per una visita della città in giornata, il mio consiglio è quello di partire e rientrare da Kyoto, visto che dista solo due ore contro le tre da Tokyo. Considerando che le varie attività chiudono per le 18, partendo prestino la mattina si riesce a rientrare per un’ora ragionevole. Se dovessi ripartire domani, penso che questa sarebbe l’unica modifica che porterei a tutto il nostro itinerario.

KYOTO

08/09 Il giorno della nostra partenza da Kanazawa era tornato a splendere un sole stupendo. Fatta la nostra abbondante colazione abbiamo preso i bagagli e siamo andati in stazione. Ancora il giorno del nostro arrivo in città avevamo prenotato il treno Limited Express delle 8.05 per Kyoto incluso nel nostro JR. La prenotazione dei treni non è necessaria ma è consigliata per trovare posto a sedere vicini. Non ha alcun costo di servizio e nessuna penale per il mancato utilizzo. Va effettuta presso gli sportelli JR delle varie stazioni.

In poco più du due ore siamo arrivati a Kyoto. Pur essendo un’altra città molto importante, a differenza di Tokyo, non vi sono molte linee JR per cui abbiamo dovuto spesso utilizzare le linee metro o il servizio autobus. Anche per poter raggiungere il nostro albergo, situato nel quartiere di Gion, abbiamo dovuto acquistare due biglietti metro e, bagagli appresso, effettuare due cambi treno.

Siamo scesi alla stazione metro di Gion-Shio, letteralmente a tre minuti a piedi dal nostro albergo: il Sasarindou Hotel. La cosa che abbiamo apprezzato di più di questo hotel è la sua posizione nel cuore di Gion. Questo è in assoluto il quartiere migliore dove alloggiare e noi ce ne siamo innamorati. A pochi passi dal nostro hotel abitano quasi tutte le Geishe della città e, passeggiando la sera, non è stato poi così difficile per noi incontrarne. Inoltre Gion è servitissima di locali e, dopo lunghe giornate in giro a camminare, è molto piacevole passare in camera a lavarsi e uscire per cena in relax, senza doversi allontanare troppo. Non è stato difficile cenare ogni sera in un locale diverso: c’è l’imbarazzo della scelta e, se avessimo potuto, li avremmo provati tutti. Per il resto l’albergo ha anche il vantaggio di avere camere molto ampie e comode che, come abbiamo detto all’inizio, è una rarità in Giappone. L’hotel è infatti stato costruito in stile occidentale anni ’70 ma per il resto è giapponese doc: immancabile il fornitissimo kit da bagno (spazzola, spazzolino, dentifricio, rasoio, cuffia, crema corpo e mani …) e vengono dati in dotazione anche ciabatte e yukata. Anche in questo caso abbiamo usufruito della colazione in albergo. Una volta raggiunto l’hotel abbiamo lasciato i bagagli in deposito e li abbiamo ritrovati la sera già in camera.

Verso le 11.30 eravamo pronti a partire per l’esplorazione della città. Abbiamo deciso di iniziare dal Fushimi Inari in quanto, essendo un pò fuori dal resto degli itinerari principali, era perfetto per incastrarsi in questa giornata ridotta dal viaggio e della sistemazione in hotel, permettendoci di evitare ulteriori corse e di poter affrontare con calma il resto della giornata. Il Fushimi Inari è un magnifico santuario scintoista situato ai piedi di una montagna. Il luogo è ad accesso libero e si sviluppa completamente all’aperto. E’ caratteristico per il suo percorso costituito da migliaia di torii rossi che conduce fino a 233 mt sopra il livello del mare, sulla cima dell’omonimo monte. All’inizio del percorso il posto può sembrare solo una sovraffollata meta turistica perchè migliaia di persone ogni giorno si recano qui ma poche visitano veramente questo luogo e riescono ad assaporarne l’atmosfera di cui mi sono letterlamente innamorata. Questo è senza dubbio il luogo che più mi ha entusiasmato e mi è rimasto nel cuore. Superata la parte iniziale, dove tutti si ammassano e aspettano invano delle ore per riuscire a scattare una foto senza un centinaio di sconosciuti in mezzo, il percorso inizia a farsi un pochino più impegnativo: non tutti decidono di affrontarlo, molti si limitano solo alla facciata iniziale, che bene o male, presenta lo stesso schema strutturale che si incontra più avanti lungo il resto del percorso. Quelli che invece decidono di procedere verranno ripagati. Il percorso presenta alcune bancarelle, piccoli ristoranti, diversi punti di sosta e alcune deviazioni, per cui piano piano la strada si sfolla e si riesce a godere solo del silenzio e del canto delle cicale. Per cui il mio consiglio è: non perdete tempo all’inizio ma iniziate ad avventurarvi lungo il tragitto. Quando trovate un punto più isolato fermatevi e assaporate il senso di pace che dona questo luogo. Tornerete a casa carichi di entusiasmo. Ultimo consiglio: non incastrate la visita al santuario in una giornata piena di impegni ma prendetevi il vostro tempo: noi saremo rimasti circa 3/4 ore (il percorso è comunque piuttosto lungo se fatto tutto). Il Fushimi Inari è sempre aperto: tutti i giorni a tutte le ore, per cui potreste anche provare a recarvi all’alba o al tramonto per evitare gli orari più affollati. Uscendo dal santuario ci siamo fermati a guardare le bancarelle di souvenirs e poi ci siamo diretti alla Stazione Centrale di Kyoto. Dato che era relativamente presto ma comunque troppo tardi per avventurarci nella visita di qualcos’altro, ne abbiamo approfittato per andare già a prenotare i biglietti dello Shinkansen diretto ad Osaka per il 12/09. Siamo anche entrati in un centro informazioni per farci consegnare la piantina della città con segnati i percorsi delle linee dell’autobus, che ci è stata utilissima nei giorni seguenti. A questo punto siamo usciti dalla stazione dove abbiamo subito individuato la Kyoto Tower, la torre panoramica della città. Si trova proprio di fronte all’uscita della Stazione Centrale di Kyoto ma noi non vi siamo saliti in quanto avevo letto che non ne valesse particolarmente la pena. Ci siamo invece inoltrati verso il centro di Kyoto ma ci siamo anche fermati quasi subito quando siamo passati davanti al Tempio Higashi Hongan-Ji. Non è considerato tra i siti principali da visitare in città, tuttavia noi lo abbiamo apprezzato. Usciti dal Tempio abbiamo deciso di tornare verso Gion, dato che non avevamo pranzato e iniziavamo a sentire il bisogno di mangiare. Siamo prima passati in albergo a fare il regolare check-in che non avevamo potuto fare la mattina e poi siamo usciti. Ci siamo fermati poco distante dall’albergo al Kuragari Masa. Rispetto alla maggior parte dei locali di Gion, compreso quelli dove abbiamo cenato le sere successive, è sicuramente il meno caratteristico. Si tratta infatti di un ristorante molto ampio con un menù altrettanto vario: i locali migliori sono invece le piccole taverne dove si mangia solo al bancone e dove generalmente sono specializzati in una pietanza. Tuttavia c’è da riconoscere che in ristoranti come questo si è sicuri di poter trovare un tavolo senza prenotazione e senza un’attesa esagerata, che è quello di cui avevamo bisogno quella sera. Non fraintendetemi, in ogni caso abbiamo mangiato benissimo, come d’altra parte durante tutto il nostro soggiorno in Giappone. Una volta rifocillati, prima di concludere la nostra prima giornata in città ci siamo concessi una passeggiata lungo Shijo-dori, la strada principale di Gion Shijo, che va dal Tempio di Yasaka fino alla riva del fiume Kamo. Questa strada è ricchissima di negozi (soprattutto di souvenirs e oggetti tipici) e torna quindi molto utile per tutti gli acquisti ricordo e regalo del vostro viaggio.

09/09 Questa seconda giornata abbiamo deciso di dedicarla alla Kyoto Imperiale. Per l’itinerario che ci siamo prefissati i treni e la metropolitana sono assolutamente inutili: in tutto il giorno abbiamo preso solo tre autobus e percorso non so quanti km a piedi. La stanchezza si fa sempre sentire ad un certo punto ma è tutto ripagato e, in molti casi, è comunque più pratico e diretto (nonché senz’altro più suggestivo) spostarsi a piedi che rimbalzare da un mezzo di trasporto all’altro! Piccola parentesi di ripasso a proposito degli AUTOBUS giapponesi: ricordatevi che il biglietto si fa a bordo al momento della vostra discesa e che il prezzo è calcolato a seconda del tragitto che percorrete. Su ogni autobus si trovano degli schermi che mostrano le varie fasce di prezzo a seconda della destinazione. E’ infine sempre consigliabile avere a disposizione degli spicci per il pagamento. La macchina del biglietto infatti non da resto, tuttavia a bordo è possibile cambiare le banconote, ma le macchinette rilasciano solo moneta, per cui è meglio non versare tagli troppo elevati.

Il primo autobus lo abbiamo preso a due passi dal nostro albergo per dirigerci al Kinkaku-Ji, il padiglione d’oro. Abbiamo deciso di iniziare il nostro itinerario da qui perchè si tratta di uno dei punti più distanti dal centro e dalla zona del nostro albergo. Nel corso della giornata siamo poi discesi pian piano fino a concludere il nostro tour a pochi passi da casa. Siamo arrivati a destinazione verso le 8.30 quando però il sito apre alle 9.00. In determinati luoghi è consigliabile arrivare il prima possibile, in questo caso non so se lo rifarei. Nel giro di mezzora la coda fuori dal Kinkaku-Ji era lunghissima: è vero che noi, essendo tra i primi, abbiamo atteso molto poco per fare il biglietto, tuttavia l’accumulo di persone all’esterno ha fatto si che nel giro di pochi minuti ci fosse una folla spaventosa attorno al Padiglione. Probabilmente arrivando nel pomeriggio ci sarebbe stato meno sovraffolamento. Il biglietto di ingresso costa 400 Y a testa. Il Kinkaku-Ji è detto anche Padiglione d’oro perchè é interamente ricoperto di foglie d’oro puro. Probabilmente anche per questo ai visitatori non è concesso di avvicinarsi e di accedervi ma solo di ammirarlo dal parco circostante camminandovi attorno. Noi abbiamo avuto la fortuna di andarvi in una giornata di sole meraviglioso che ha reso ancora più magnifico l’effetto luminoso di questo Tempio. Tuttavia una volta dentro il sito non c’è altro da vedere oltre al Padiglione, per quello è preferibile riuscire a trovare un momento non troppo affolato. La visita è quindi molto veloce e in meno di un’ora si è pronti a rimettersi in marcia. All’uscita dal Padiglione (che è dall’altra parte del giardino rispetto all’entrata) si trovano come sempre numerose bancarelle di souvenirs. Ve lo segnalo perchè questo è stato praticamente l’unico posto dove siamo riusciti ad acquistare dei FRANCOBOLLI necessari a spedire le nostre cartoline. Non abbiamo infatti mai individuato degli uffici postali come li intendiamo noi, tuttavia fuori dal Kinkaku-Ji abbiamo trovato (e penso ci sia sempre) un banchetto delle poste. A titolo di cronaca il costo di un francobollo per l’estero è di 70 Y.

Tornati alla fermata abbiamo preso il secondo autobus della giornata per raggiungere il Castello Nijo. Il biglietto di ingresso costa 600 Y e consente la visita sia dei giardini che dell’interno del Castello. Le pareti presentano delle decorazioni stupende di vario genere e in alcune stanze sono state ricostruite scene di vita quotidiana dello shogunato. La caratteristica peculiare è invece il suono simile al canto di un usignolo che viene prodotto dai suoi pavimenti quando vengono calpestati. Sembra che l’effetto sia stato voluto come segnale d’allarme in caso di intrusione al Castello. Provare per credere! Altrettanto bello è il giardino Nijo, famoso per la varietà e la qualità delle sue pietre. Anche qui come a Kanazawa abbiamo potuto ammirare la perfezione e la cura con cui vengono tenuti i giardini giapponesi.

Da Nijo abbiamo proseguito a piedi per un tragitto di circa mezzora fino a raggiungere il Kyoto Imperial Palace. Prima di iniziare con una nuova visita però, si era fatta ora di pranzo e noi abbiamo approfittato di un Mc Donald situato a pochi passi dal Palazzo Imperiale. So che è vergognoso ma a nostra discolpa possiamo dire che è stata l’unica volta in cui non abbiamo usufruito della cucina tipica Giapponese. Oltretutto la zona non si presta particolarmente a trovare un locale caratteristico ma, essendo un’area più centrale, è anche più globalizzata e commerciale. Prima di raggiungere l’ingresso del Palazzo Imperiale abbiamo attraversato un vastissimo parco pubblico che sembrava non finire mai, lasciandoci temere di aver sbagliato strada. Probabilmente arrivavamo dalla parte più scomoda della città.

Piccola curiosità: siamo usciti dal Mc Donald con un McFlurry in mano, abbiamo attraversato questo parco immenso e non abbiamo trovato traccia di un cestino dell’IMMONDIZIA. In molti altri paesi avremmo risolto il problema abbandonando la nostra vaschetta su una panchina ma in Giappone è diverso. Guardandosi intorno non c’è una cartina fuori posto e questo inibisce ogni tentazione di essere i primi a commettere una tale impudenza.

L’ingresso all’area del Palazzo Imperiale è libero (non c’è ticket da pagare) tuttavia consente l’accesso solo agli spazi esterni. Come sempre il giardino è un impagabile spettacolo di perfezione e colori ma nel complesso la visita è meno interessante rispetto al Castello Nijo. In realtà è possibile prenotare in loco anche la visita guidata all’interno del Palazzo ma bisogna avere con sé il passaporto.

A tal proposito apro una piccola parentesi, non troppo pertinente, relativa alla shopping. In Giappone le spese che superano i 5000 Y sono TAX FREE. Bisogna però avere con sé il passaporto cosicché i commessi possano scansionarne il codice a barre e pinzare all’interno lo scontrino. Quest’ultimo deve essere poi rilasciato all’aeroporto negli appositi contenitori che troverete durante la fase di check-in.

Dopo circa un’ora e mezza di permanenza al Palazzo Imperiale siamo andati a prendere il nostro terzo ed ultimo autobus della giornata. Non pensiate che prendere l’autobus significhi non camminare: non sempre si ha la fortuna di trovare la fermata giusta per la propria destinazione a due passi. Per questo spesso conviene raggiungere la propria meta a piedi piuttosto che camminare la metà solo per andare alle fermate giuste e da queste alla desinazione finale. Nel caso specifico la distanza dal Palazzo Imperiale al Ginkaku-Ji era parecchia. Inoltre si erano già fatte le 15.00 e la strada da fare in seguito sarebbe stata ancora molta.

Scesi dal nostro bus abbiamo infatti dovuto camminare ancora (ed in salita) per raggiungere la meta. La fatica è stata alleviata dalla presenza lungo il tragitto di numerose botteghe caratteristiche che concedevano il pretesto per una piccola sosta ogni tanto. Una peculiarità di Kyoto, che nelle altre città si nota molto meno, è la tendenza dei giovani a girare per la città con gli abiti tradizionali. Non ho ancora capito se fosse abitudine solo dei turisti giapponesi (e non) o se fossero anche gli abitanti stessi della città a voler rispettare la tradizione. Fatto sta che i loro vestiti caretteristici e incredibilmente colorati contribuiscono ancora di più a crerare un’atmosfera quasi surreale.

Il Ginkaku-Ji è detto anche Padiglione d’argento e nacque come residenza privata dello Shogun. E’ molto meno appariscente del Kinaku-Ji ma per certi versi il suo aspetto più tradizionale e il contesto in cui si trova lo rendono anche più bello. Consiglio di seguire il tragitto all’interno del sito che conduce alla sommita della collina perché da lì si gode di una splendida visuale sulla città. In ogni caso non soffermatevi all’ingresso ma camminate attorno al Padiglione perché sull’altro versante il gioco con la vegetazione lo rende molto più suggestivo. Il biglietto di ingresso costa 400 Y e anche in questo caso la visita non richiede più di 30 minuti/un’ora.

Il Ginkaku-Ji si trova all’estremità nord della cosiddetta Passeggiata del Filosofo: si tratta di un lungo viale di ciliegi così chiamato perché un importante filosofo giapponese era solito percorrerlo durante le sue riflessioni. Senza dubbio i periodi più suggestivi dell’anno per godersi la passeggiata sono la fioritura in primavera e l’autunno col suo foliage. In ogni caso il percoso è quasi obbligato e lungo la strada si incontrano molti templi: Honen-inOtoyo-jinja ed Eikan-do. Tuttavia la maggior parte di essi non si trova proprio sul viale e richiede una piccola deviazione in salita. Un pò per la stanchezza, e un pò per la strada che ancora ci mancava per tornare a casa, non li abbiamo visitati ma abbiamo proseguito diretti fino in fondo alla passeggiata, dove si trova il Nanzen-Ji.

L’ingresso al complesso del Nanzen-Ji è libero, tuttavia a pagamento è possibile salire sulla terrazza del Sanmon, l’edificio più imponente del sito, oppure visitare il giardino del Tempio Nanzen-in per 300 Y. Come tutti i giardini giapponesi è molto carino ma considerando di averne già visti molti, più grandi e più belli, si potrebbe tranquillamente evitare l’ingresso. All’interno del complesso si trova anche un grande Acquedotto in stile occidentale risalente al 1890.

Verso le 17.30 avevamo terminato di vedere tutto quello che ci eravamo prefissati nonché di visitare quasi tutte le più importanti attrazioni della città di Kyoto. Come vi dicevo prima, spesso trovare un mezzo di trasporto che ci porti alla destinazione desiderata è più complesso e quasi lungo come proseguire a piedi. Quindi abbiamo fatto un ultimo sforzo e siamo scesi verso Gion arrivando al Santuario Yasaka, situato proprio alla fine di Shijo-Dori, e quindi a pochissimi passi dal nostro albergo. Siamo passati in camera a rinfrescarci e riposare e siamo usciti nuovamente per andare a cena in un posto particolare.

Tanto più piccolo è un ristotante giapponese quanto più buona è la sua cucina. L’unico difetto è che molto spesso bisogna armarsi di un pò di pazienza e attendere minimo 20-30 minuti. La maggior parte delle volte comunque ne vale la pena. E’ stato questo il caso di Gion Tanto, il locale di Gion specializzato nell’okonomiyaki, la tipica frittata giapponese. L’okonomiyaki era ormai rimasta l’unica specialità che ancora non avessimo sperimentato e avevamo trovato questo locale cercando in internet già la sera prima. Tuttavia la fame che ci assaliva ci aveva fatto rinunciare alla lunga attesa. Inoltre la sera precedente eravamo arrivati troppo presto, ossia quando il locale aveva aperto da poco e ancora doveva finire di mangiare il primo turno di clienti, per cui il ricambio era ancora molto lento. D’altra parte posti come questo dispongono di soli circa 20 coperti. Questa volta arrivando verso le 20.30 abbiamo aspettato 25 minuti, mentre la sera prima ci avevano detto che l’attesa sarebbe stata di quasi un’ora. La sala d’attesa consente comunque di stare seduti e nel frattempo è già possibile ordinare: pertanto poi il servizio è rapidissimo. Il locale è veramente caratteristico: la tavola ha integrata una piastra per tenere caldo il cibo e direttamente su questa viene servita l’okonomiyaki. La mia mi è piaciuta moltissimo ed è anche costata poco: 2600 Y in due, meno di dieci euro a testa. P.S. Si entra rigorosamente scalzi quindi all’ingresso ci sono degli armadietti per riporre le proprie scarpe.

Terminata la cena, stavamo passeggiando per tornare al nostro albergo, quando all’altezza di Hanamikoji-dori abbiamo visto la nostra prima Geisha passare a bordo di un taxi. Avevamo sempre sentito dire che non fosse semplice avvistarne una in quanto tendono a fuggire gli sguardi estranei e non si soffermano mai all’aperto. Abbiamo quindi seguito il taxi, rallentato dal traffico dei suoi colleghi e dai numerosi pedoni. Per fortuna si è fermato poco più avanti e l’abbiamo vista scendere. Da quel momento in poi è stata una passerella continua, così abbiamo capito che probabilmente la maggior parte abita in quella strada e che l’orario migliore per vederle passare sono le 21.30/22.00.

Più che soddisfatti abbiamo concluso così la nostra seconda giornata a Kyoto.

10/09 Il terzo giorno abbiamo cercato di partire il prima possibile per dirigerci ad ARASHIYAMA, frequente meta turistica grazie soprattutto alla sua Foresta di Bamboo. La volontà di partire presto non è stata dettata dalle distanze (Arashiyama si trova infatti all’interno della prefettura di Kyoto e dista solo 25 minuti di treno da Gion) quanto piuttosto dal desiderio di arrivare prima che la folla di turisti invadesse la quiete della foresta impedendoci di godere appieno della bellezza e dell’atmosfera magica di questo posto. Abbiamo preso la metro a Kawaramachi, l’altra fermata di Gion, situata dalla parte opposta del fiume rispetto a Gion-Shijo. Abbiamo cambiato a Katsura e siamo scesi alla fermata JR di Arashiyama (Hankyu) verso le 8.15 del mattino. Ad Arashiyama ci sono diverse fermate metro ed Hankyu era per noi la più diretta e la più rapida, nonché facente parte della tratta JR. Tuttavia non è affatto la più comoda alla foresta di Bamboo e questa cosa non l’avevamo considerata. Come avevamo notato per la prima volta a Nikko, uscendo dai principali centri abitati è praticamente impossibile trovare indicazioni in inglese, per cui una volta fuori dalla stazione non è stato semplice individuare la strada giusta da prendere. Essendo ancora presto e non essendo Hankyu la fermata più turistica, non c’era nemenno la possibilità di seguire la massa così noi abbiamo sbagliato strada. Dopo aver camminato una decina di minuti siamo arrivati alla sponda del fiume Katsura oltre il quale, abbiamo poi scoperto, si sviluppa il centro di Arashiyama. Il problema è che c’è un unico ponte che attraversi il fiume e noi abbiamo raggiunto la riva molto più avanti. Avremmo dovuto tornare indietro tenendo la destra del fiume invece google maps sosteneva che potessimo proseguire anche nella nostra direzione. Effettivamente la strada non è sbagliata se invece della Foresta di Bamboo si vuole raggiungere la Foresta delle Scimmie, altra importante attrazione del luogo. Avremmo anche potuto invertire i nostri programmi e cominciare da qui ma ero sempre intenzionata ad evitare la ressa tra i Bamboo. Dopo aver sprecato più di mezzora del nostro largo anticipo, siamo tornati indietro fino al ponte. Anche qui abbiamo commesso un altro errore, che alla fine si è rivelato molto utile. La strada più breve per raggiungere la foresta è attraversare il ponte, proseguire dritti lungo la strada principale e poco più avanti imboccare un vicolo sulla sinistra vicino al Tempio Tenryu-Ji. Noi invece abbiamo nuovamente proseguito lungo la riva del fiume e, un pò chiedendo informazioni un pò seguendo le persone che incontravamo lungo la strada, abbiamo intrapreso un discreto percorso in salita che finalmente ci ha condotto a destinazione: più di un’ora dopo il nostro arrivo ad Arashiyama siamo riusciti a raggiungere la meravigliosa Foresta di Bamboo. Arrivando dal fiume siamo entrati nel suo tratto finale (quindi al contrario rispetto all’orda di turisti) e questo ci ha permesso di recuperare qualche minuto di quiete per godere del solo suono della natura. Oltretutto, la parte terminale della foresta è anche quella più bella, dove i bamboo sono più fitti e più alti e dove si crea quindi il perfetto effetto cartolina. Scendendo verso il centro invece, la foresta comincia a sfoltirsi e ad interrompersi in alcuni tratti risultando meno bella. Ecco perché, tutto sommato, aver sbagliato strada per la seconda volta ci è stato utile. Nel caso in cui arrivaste invece dal senso giusto (quindi dal centro del paese), il mio consiglio è lo stesso che per il Fushimi-Inari: non perdete tempo all’inizio nel tentativo di riuscire a scattare la foto perfetta schivando le centinaia di teste altrui ma proseguite direttamente fino alla fine dove riuscirete a godere di uno scenario migliore e più tranquillo.

Tornando verso il centro attraverso la foresta, ad un certo punto si incontra il tempio Tenryu-Ji con il suo bellissimo giardino. Il biglietto d’ingresso ad entrambe le cose costa 800 Y, singolarmente viene invece 500 Y. Noi abbiamo visitato e ci sono piaciuti entrambi, anche se il giardino merita di più. Volendo si potrebbe acquistare solo il biglietto per il giardino perchè comunque l’interno del tempio è visibile anche dall’esterno.

Prima di riattraversare il ponte per andare a visitare la foresta delle scimmie, siamo andati a pranzare al Kameyama-Ya, un piccolo ristorantino lungo il fiume che avevamo notato la mattina salendo verso i bamboo. Da fuori il locale non è molto appariscente ma compensa con un’atmosfera tipicamente giapponese e un cibo buonissimo. Qui abbiamo gustato un ottimo soba e sperimentato una saporitissima arringa affumicata , nonché una tempura leggerissima e squisita, spendendo 1000 Y a testa. Abbiamo mangiato rigorosamente seduti per terra a gambe incrociate su una terrazza vista fiume, come nei migliori cartoni giapponesi.

Soddisfatti e con la pancia piena ci siamo rimessi in marcia verso la Foresta delle Scimmie. Il biglietto di ingresso costa 550 Y e tanta fatica. Il sito si trova infatti in cima ad un colle e la salita è piuttosto impegnativa, tuttavia una volta arrivati in alto la vista su Kyoto ripaga dell’impegno. All’interno del parco le scimmie sono libere pertanto vengono fatte parecchie raccomandazioni circa il fatto di non avvicinarle troppo, non dar loro da mangiare altro se non quello che viene appositamente venduto per loro (prevalentemente banane secche) e mettere al sicuro i propri effetti personali (tipo occhiali, portafogli, cellulari …) perchè le scimmie sono famose per essere leste e dispettose. Mentre le scimmie girano liberamente, se si vuole toccarle o dar loro da mangiare siamo noi a dover entrare in gabbia, in modo che il contatto avvenga sempre in sicurezza per entrambe le parti. Una delle immagini più dolci sono i numerosissimi cuccioli alle prese con le loro prime esperienze, sempre rigorosamente sotto lo sguardo vigile della loro mamma. Contando salita e discesa, la visita al parco dura almeno un’ora e mezza. Dopo di che ci siamo diretti alla stazione JR per tornare a Gion.

Una volta tornati a Gion ci è rimasto giusto il tempo per avviarci verso il Tempio Kiyomizu-dera, non molto distante dal nostro albergo. Percorrendo Shijo-dori fino al tempio di Yasaka si svolta a destra (se invece si arriva dalla Passeggiata del Filosofo basta continuare sempre dritti oltre Yasaka) e in poco più di un km si arriva ai piedi di questo imperdibile tempio di Kyoto, dichiarato patrimonio dell’UNESCO. Un bellissimo vicolo in salita con molti negozietti caratteristici conduce su all’ingresso del tempio. Il costo del biglietto di ingresso è di 400 Y. Sfortunatamente la parte più antica del tempio era in restauro, per cui non abbiamo potuto godere appieno dello scenario migliore. Tuttavia il panorama dall’alto su Kyoto è stato ancora più bello di quello goduto qualche ora prima dalla foresta delle scimmie. Il tempio chiude alle 18.00 e una volta usciti abbiamo potuto fermarci a guardare i negozi che prima avevamo ignorato per timore di non aver abbastanza tempo per la visita al Kiyomizu-dera. Lungo questo vicolo abbiamo notato per la prima volta negozi che vendevano, ma soprattutto che noleggiavano, kimono. Ci eravamo domandati spesso se ogni giapponese visto a spasso per Kyoto possedesse un kimono proprio o se fosse possibile noleggiarli: qui abbiamo trovato la risposta. Sfortunatamente si era fatta sera, i negozi stavano chiudendo e noi abbiamo perso l’occasione di fare questo ulteriore tuffo nella tradizione giapponese.

Una volta passati in albergo a rinfrescarci, siamo poi andati a cena oltre il fiume Kamo in zona Pontocho. Quest’area è molto rinomata ed estremamente affascinante soprattutto alle luci della sera. I migliori ristoranti di Kyoto si affacciano sul fiume e camminando lungo l’argine è possibile vedere molte geishe cenare in questi locali esclusivi. Noi non siamo stati così pretenziosi ma abbiamo raggiunto il Sushi Tetsu Pontocho, un ristorantino di sushi con cuochi vivaci vestiti in maniera pittoresca dove abbiamo mangiato molto bene. E così abbiamo concluso la nostra penultima sera a Kyoto.

NARA

11/09 Essendo riusciti a fare tutto quello che speravamo, abbiamo sfruttato il nostro ultimo giorno di permanenza a Kyoto per visitare un altro dei posti più amati del Giappone: Nara. Abbiamo preso la metro a Gion-Shijo e cambiato a Tofukuji dove con un treno JR abbiamo raggiunto la nostra destinazione. Nara è una vera e propria città, non una semplice frazione. Gli spazi sono più ampi e infatti all’uscita della stazione abbiamo preso un bus per raggiungere l’area di principale interesse, altrimenti a mezzora di strada a piedi. Il costo del biglietto è stato di 210 Y.

Ciò che fa di Nara una delle principali attrattive del Giappone sono senza dubbio i migliaia di cervi che girano liberamente per la città lasciandosi avvicinare senza difficoltà. L’area con la più alta densità di cervi è sicuramente il Parco di Nara (Nara Koen): qui li vedrete attraversare con cautela la strada, entrare nei negozi, rilassarsi sul prato … come veri e propri esseri umani. Dopo esserci presi del tempo per coccolare e fotografare queste creature meravigliose, abbiamo proseguito lungo il parco fino al tempio più importante della città: il Tempio Todai-Ji. Già alla sua costruzione era destinato a diventare il principale tempio buddista del Giappone, non a caso qui si trova la statua del Buddha più grande di tutto il paese. La sua imponenza lascia davvero senza parole, anche se personalmente ho preferito il Buddha di Kamakura. Dopo che avrete ammirato la statua provate anche voi questa piccola sfida: dietro il Buddha si trova una colonna in legno con un piccolo foro. La credenza popolare vuole che chi riesce a passare attraverso questo foro sia destinato ad una vita priva di avversità. Noi ci siamo riusciti…vi faremo sapere se è vero!

Uscendo dal Parco in direzione del centro della città abbiamo incontrato anche il Tempio Kofukuji, un altro tempio molto importante. Tuttavia ci siamo dovuti limitare ad ammirarne la pagoda a 5 livelli perchè il padiglione principale era in ristrutturazione.

A questo punto eravamo pronti per andare a pranzo. Ho già sottolineato diverse volte quanto abbia apprezzato la cucina in Giappone ma qui a Nara ne abbiamo toccato l’apice. Cercando su Tripadvisor abbiamo trovato il Terakawa, un posto davvero unico, difficile da definire. Il locale è molto piccolo, tiene circa una dozzina di coperti ma, come abbiamo potuto constatare, in Giappone è una cosa piuttosto normale. Tuttavia in questo caso non sarebbe proprio possibile fare altrimenti perché c’è un unico incredibile ragazzo ad occuparsi di tutto: cucina, impiatta, serve, sparecchia ed intrattiene i suoi clienti con una disponibilità sorprendente. Parla un ottimo inglese (altra cosa rara) e ci tiene a spiegare ai clienti in cosa consistano i suoi piatti, prestando anche molta attenzione ad eventuali intolleranze/allergie alimentari. Noi abbiamo scelto di prendere la sua specialità: le chiama tapas ed in effetti sono dei piccoli assaggi che spaziano dal pesce, alla carne, alle verdure… Si sceglie la taglia del piatto (6-9-12) e non le singole tapas, poi lui crea: per quello prima si premura di conoscere i gusti o le esigenze del cliente. Non solo queste tapas erano tutte originali e squisite ma ci sono anche state servite con eleganza ed allegria. Essendo lui solo tutto procede un po’ a rilento e inizialmente la cosa può indisporre ma vi assicuro che vale la pena concedersi quest’ora di relax e gustarsi questo boccone di fantasia.

Sazi ed estasiati abbiamo proseguito con l’ultima tappa della nostra visita a Nara. Ci siamo diretti nella vicina Higashimuki, una vera e propria strada al coperto piena di negozi di vario genere. Mentre il mercato di Kanazawa è quasi esclusivamente alimentare o i mercatini fuori dai templi di Tokyo e Kyoto sono per lo più turistici e vendono oggetti tipici, questo di Nara è un vero e proprio mercato cittadino, molto caratteristico. Tuttavia, se avete poco tempo a disposizione, è senz’altro una delle prime cose che potete scremare.

Siamo rientrati a Gion verso le cinque del pomeriggio per prepararci alla partenza. Oltre a goderci le ultime ore nel nostro splendido quartiere, ci siamo dedicati agli acquisti rimasti in sospeso: abbiamo setacciato tutti i negozi di Shijo-dori per comprare gli ultimi pensieri per famigliari ed amici, ma anche qualche doveroso ricordo per noi. Qui infatti si può trovare in un’unica strada tutto quello che avete notato negli altri mercati.

Ovviamente per cena siamo rimasti in zona e questa volta abbiamo provato un ristorantino nascosto proprio vicino al retro del nostro hotel: Yakitori Tarokichi dove, come il nome stesso lascia intendere, la specialità sono gli yakitori, i gustosissimi spiedini di carne e verdura. Abbiamo avuto fortuna ad arrivare senza prenotazione e trovare posto a sedere, perché tutti quelli che sono entrati dopo di noi non hanno potuto accomodarsi e sono stati consigliati di prenotare per i giorni successivi. Bisogna dire che le porzioni non erano abbondantissime infatti dopo gli spiedini abbiamo ordinato anche una rice ball: si tratta praticamente di una palla di riso passata alla griglia, semplice ma al tempo stesso originale e saporita. In ogni caso abbiamo speso solo 1750 Y in due, praticamente l’equivalente di 14€.

Terminata la nostra cena non abbiamo più potuto rimandare: si è fatta ora di andare a chiudere le valige perché l’indomani si riparte verso l’ultima città in programma per questo nostro incredibile viaggio: Osaka.

OSAKA

12/09 Il nostro ultimo giorno è stato piuttosto impegnativo. La mattina abbiamo lasciato il nostro hotel di Kyoto verso le 7.30 sotto una pioggia torrenziale e con tanto di valige stracariche appresso. Come vi avevo accennato, avevamo già prenotato il giorno del nostro arrivo a Kyoto il biglietto del treno che oggi ci avrebbe condotto ad Osaka. Paradossalmente è stato più lungo da Gion-Shijo raggiungere la stazione centrale di Kyoto (in quanto abbiamo dovuto cambiare a Tofukuji) che non da Kyoto spostarci ad Osaka, dove con un treno diretto sono bastati 15 minuti. Ad ogni modo, un’ora e tre treni dopo siamo giunti a destinazione.

Per la precisione noi non siamo scesi proprio ad Osaka ma a Shin-Osaka, dove si trovava il nostro ultimo hotel. La tratta è ancora più breve, anche perchè è coperta dalla velocissima linea Shinkansen. La stazione di Shin-Osaka è molto importante per il traffico ferroviario della città infatti è ospitata in un vastissimo edificio di quattro piani con ben sei differenti uscite. Dopo aver perso parecchio altro tempo per capire quale fosse l’uscita giusta per il nostro hotel (quella est), ci è bastato attraversare la strada e siamo finalmente arrivati all’Hotel Shin-Osaka. Essendo molto presto rispetto all’orario previsto per il check-in abbiamo semplicemente depositato i bagagli e ci siamo subito rimessi in moto per sfruttare le poche ore a nostra disposizione nel visitare la seconda città più grande del Giappone.

Nonostante le migliori intenzioni, come a Kanazawa, siamo stati rallentati molto dal maltempo. Anche se Osaka è una città molto grande, per fortuna non sono moltissime le cose da fare. Volendo si potrebbe dedicare un’intera giornata agli Universal Studios ma avendo un solo giorno a disposizione non ci è sembrato il caso. Dal punto di vista culturale l’attrazione principale è senz’altro il Castello di Osaka. Avremmo voluto visitarlo ma data la pioggia intensa abbiamo provato a rimandare al pomeriggio, per finire col rinunciare.

Abbiamo quindi iniziato la nostra visita della città prendendo la metro e scendendo alla stazione di Umeda per vedere l’Umeda Sky Building, inserito tra le principali attrazioni di Osaka per la sua particolare architettura e per l’osservatorio al 40esimo piano dal quale poter ammirare la città. Ovviamente il cattivo tempo ha reso poco stimolante la nostra intenzione di salire e ci siamo limitati ad osservarlo dall’esterno.

Vi starete quindi domandando: se non abbiamo fatto praticamente niente delle principali attrazioni consigliate, come abbiamo speso questo ultimo giorno in Giappone?? L’ultima importante esperienza consigliata è fare un giro a Dotonbori, una vastissima area commerciale sviluppata attorno all’omonimo canale. La zona è nota per la sua vivace vita notturna e ovviamente per lo shopping. Qui si può trovare davvero di tutto: ristoranti, caffè, grandi catene, supermercati, negozi di noti marchi occidentali, altri invece di moda e tendenze tipiche giapponesi, negozi vintage, negozi assurdi … qualsiasi cosa vi possa venire in mente! C’è un’atmosfera carica di energia grazie alle insegne luminose, ai coloratissimi e fantasiosi cartelli pubblicitari, al traffico quotidiano di persone che transitano per di qua. Il cuore di quest’area è Ebisu Bridge, un ponte sul canale dove senz’altro vi verrà voglia di prendervi qualche minuto per ammirare i colori e i riflessi che le insegne creano sull’acqua. Il ponte si trova nel punto in cui Dotonbori incrocia Ebisu Bashi Suji, un’infinita galleria al coperto dove trovare migliaia di negozi. Questo posto è stato il nostro diavolo tentatore, offrendoci un riparo all’asciutto in questa giornata che, solo per brevi momenti, ha concesso qualche piccola tregua dalla pioggia. Dal momento che comunque eravamo arrivati qui in tarda mattinata, che ne abbiamo approfittato per un’ultima abbuffata di sushi, e che questo posto era pieno di distrazioni … Alla fine abbiamo rinunciato alla visita del castello e ce la siamo presa comoda.

Nel tardo pomeriggio ci siamo rimessi in moto per tornare al nostro albergo a sistemare le ultime cose e riposarci prima del lungo viaggio di ritorno che ci aspettava l’indomani. Prima però abbiamo cenato all’interno della stazione di Shin-Osaka che, come vi dicevo, è immensa e anch’essa piena di ristoranti e di negozi. Per gli appassionati di manga sappiate che all’interno di questa stazione c’è anche una grandissima libreria con un reparto molto fornito di manga. Lo sottolineo perché avevamo cercato vagamente anche in altri posti ma l’abbiamo notata solo qui.

Dopo esserci concessi anche un’ultima tempura abbiamo concluso il nostro soggiorno ad Osaka e questo nostro fantastico viaggio in Giappone.

13/09 Dopo aver usufruito della colazione nel nostro hotel, siamo entrati in stazione a Shin-Osaka per prendere il treno delle 7.16 che ci ha accompagnati fino all’aeroporto Kansai di Osaka da cui è partito il nostro volo di rientro.

A noi ha fatto comodo arrivare a Tokyo e ripartire ad Osaka ma dato che spesso si possono trovare ottimi prezzi sui voli per/da Tokyo, sappiate che col JR pass potete tranquillamente tornare a Tokyo impiegando solo qualche ora più di noi. In questo caso il mio suggerimento è quello di non soggiornare ad Osaka ma, vista la poca distanza, di visitarla in giornata da Kyoto. Seguendo lo stesso ragionamento per Kanazawa, potreste tranquillamente evitarvi due cambi hotel e gestire meglio se e quando effettuare le escursioni anche in base alle condizioni metereologiche. Col senno di poi questa sarebbe l’unica modifica che apporterei al nostro viaggio.

THE END

Un grazie di cuore a Federica per averci suggerito questa meta e per averci aiutato nell’organizzazione di questo viaggio indimenticabile.

Nella speranza di esservi stata d’aiuto, se ancora avete dei dubbi, credetemi: è un viaggio che può spaventare per la distanza e per la lingua ma vi posso assicurare che organizzando un pò prima il vostro itinerario e col pocket wifi in tasca, non incontrerete grosse difficoltà ma solo qualche inevitabile piccolo inconveniente sul quale poi vi riderete sù. In ultimo: è vero che i giapponesi parlano pochissimo inglese ma sono tutti estremamente disponibili e in un modo o nell’altro sapranno come aiutarvi.

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